martedì 30 dicembre 2008

Fine d'anno col botto.... letterario!


Sto rileggendo per l'ennesima volta alcuni racconti di Beppe Fenoglio.

Vuoi perchè vivo da sempre su queste colline, vuoi per il suo parlato così comune nel mio sentire quotidiano, vuoi per le descrizioni così minimaliste eppure così cariche di tragedia, ecco che ogni volta che rileggo i suoi scritti io rimango totalmente ammaliato.

L'incipit di Un giorno di fuoco mi sembra terribilmente perfetto per salutare l'arrivo di un anno che tutti pensano sarà difficile ma tutti temono sarà terribile.
Speriamo di no.

Perchè allo sconforto si pone rimedio o ci si rassegna, alla disperazione si reagisce. Talvolta però in modo drastico.

Un giorno di fuoco.
Alla fine di giugno Pietro Gallesio diede la parola alla doppietta. Ammazzò suo fratello in cucina, freddò sull’aia il nipote accorso allo sparo, la cognata era sulla sua lista ma gli apparì dietro una grata con la bambina ultima sulle braccia e allora lui non le sparò ma si scaraventò giù alla canonica di Gorzegno. Il parroco stava appunto tornando da visitare un moribondo di là di Bormida e Gallesio lo fulminò per strada, con una palla nella tempia.



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