lunedì 8 dicembre 2008

Don Carlo alla Scala: la verità, tutta la verità, soltanto la verità. La mia, ovviamente.


Ieri sono andato a vedere la prima del Teatro alla Scala di Milano, il Don Carlo di Giuseppe Verdi (versione in 4 atti).
Ovviamente, non essendo io un vip presenzialista, né un politico a carico dei contribuenti, avrei dovuto pagare circa 2500 euro per un posto in sala.
Essendo solo un appassionato, neppure troppo melomane, ho preferito andare a vederlo presso uno dei cinema convenzionati con la ritrasmissione in diretta digitale dove con 10 euro il risultato è stato abbastanza buono.
Fin dal mattino ho seguito le varie notizie in merito alla sostituzione di Giuseppe Filianoti dal ruolo del protagonista, perché non ritenuto all'altezza della situazione dal direttore Daniele Gatti.
Forse il teatro sperava che Filianoti abbozzasse e lasciasse correre, aspettando di poter cantare nelle prossime recite. Ma lui, da vero calabrese, ha dato di testa e fatto dichiarazioni di fuoco, specie contro il direttore.
Quindi si arriva all'ora fatidica della prima con uno stress già ben alto. La situazione peggiore. Per chi conosce un qualunque cantante lirico sa di cosa parlo.
Perché questa è una delle poche rappresentazioni dove veramente cantanti, registri e direttori sanno di metter in gioco qualche pezzo di carriera. Grandi fortune e sfortune sono iniziate o crollate alla Scala. Si veda ad esempio il tenore francese Roberto Alagna.
Inizia la rappresentazione e prima leggera delusione sulla scenografia e sulla regia che vuole essere minimalista, ma non troppo, e quindi tira via una soluzione a metà, che come sempre non soddisfa nessuno.
La trovata dei bambini, che ripetono con dei gesti sullo sfondo ciò che cantano i cantanti, a me è piaciuta molto ma fosse mai 'sta gran novità! Da un regista di questo livello ci si aspettava molto di più. Bellissimi però i costumi. Voto 6
La direzione di Gatti è discontinua. Alterna volumi enormi di suono con lentezze strane o poco comprensibili se non si è in teatro (forse). Certo, parliamo sempre di una grande orchestra e un coro tra i migliori al mondo (Casoni, il direttore, è ancora rimpianto a Torino dopo anni dall'uscita di scena) e quindi il risultato è comunque passabile. Ma si vede bene che ha trovato idee nuove, che la sua lettura è stata tutta un vorrei ma non posso. Il risultato è stato proprio di basso profilo.
Al direttore Daniele Gatti: voto 5
Perché aveva i mezzi, le capacità e l'esperienza ma non ha avuto il coraggio di osare una lettura nuova, pur dichiarata se ben ricordo. Per fare una lettura tradizionale poteva lasciare il tenore che c'era e aiutarlo a bucare l'orchestra e non fare tutto questo casino.
Per come poi sta reagendo alle critiche e ai giornalisti Daniele Gatti, con una protervia e superbia da far impallidire l'insopportabile Riccardo Muti il voto scende a 2.

Il tenore Stuart Neill ha solo una voce possente, ma è grezza, senza sfumature né accenti. Va bene per teatri stranieri ma certo non per teatri italiani per cantare Verdi, tranne ovviamente l'arena ma lì è roba per tedeschi in terra italiana. Questo tenore non va bene neppure in seconda compagnia. La sua stazza fisica poi non lo ha aiutato purtroppo a impersonare il suo personaggio nel modo corretto. Ma nel mio caso non ritengo corretto considerarlo nella valutazione, se non per mancanza di stile di recitazione, che secondo me può essere immune dal peso fisico del cantante.
Voto 5 al tenore e voto 3 al teatro che non doveva in nessun caso scritturare questo tenore per questa parte.

Rodrigo cioè Dalibor Jenis. E' stato fischiato un bel po' alla fine ma io non capisco perchè. Dall'ascolto in digitale è riuscito a cavarsi d'onore nel complesso. Senza infamia senza lode. Voto 6.
Eboli alias Dolora Zajick. Certo ha tirato fuori una voce e una tecnica incredibili, con dei passaggi spettacolari e pure rischiosi. Coraggiosa visto il momento. Però anche lei come recitazione e presenza scenica vale poco. Voto 7

Il Grande Inquisitore, tale Anatolij Kotscherga, ha anche lui un vocione enorme ma con poco altro d'intorno. Voto 5

Elisabetta di Valois cioè Fiorenza Cedolins. Brava. A me è piaciuta, certo ha uno stile di canto retrò però con una presenza scenica ben controllata. Emissione buona, quasi ottima. I suoi problemucci li ha ma dissento totalmente da quelli che l'hanno fischiata alla fine dello spettacolo. Hanno fatto male loro, lei no. Voto 8

Filippo II alias Ferruccio Furlanetto. Ieri sera in stato di grazia in una parte che è sua da tempo.
Avercene. Voto 8,5


P.S. Leggendo sui vari forum i commenti dei melomani di lungo corso mi accorgo che mai come questa volta i giudizi sono contrastanti. Veramente molto divergenti tra loro. Chi salva questo boccia l'altro e viceversa.
E' una delle cose che preferisco dell'opera lirica, la capacità di colpire ciascuno in modo differente.
Vuol dire secondo me che ha toccato corde diverse in ognuno di noi. E questo è sempre un bene.


P.P.S.
Il duetto Don Carlo - Rodrigo è uno dei miei pezzi preferiti di quest'opera. Forse perché ha un ché di gaio, visto che Rodrigo è sempre che lì che gira intorno a Don Carlo, che pure è ben etero, visto che ama la moglie di suo padre, ma tant'è Rodrigo manco ci pensa a questo e se lo fila non poco, a parer mio. :-))
Ieri poi il regista ha evidenziato questa forte intesa facendo intrecciare le mani ai due protagonisti come neanche Dolce e Gabbana dei tempi migliori.

2 commenti:

jambro ha detto...

Ciao!
Mi trovo completamente d'accordo con te, su tutto quello che hai scritto, soprattutto per quel che riguarda la resa sonora e vocale.
Visto che l'opera l'ho solo ascoltata alla radio.
Ho visto le foto dell'allestimento e per qule che dici sembra non esserci stata veramente una grande idea registica dietro, oltre ad una pochezza visiva del tutto.
Comunque non darei un voto così alto alla Cedolins, almeno nella recita della prima. Forse migliorerà nelle prossime.


Giacomo

Pax ha detto...

Boia deh!
Mai mi sarei aspettato una risposta su questo post! Proprio vero che i melomani si nascondono ovunque! :-))
Grazie!

Per quanto riguarda l'opera, prima di vederla anche io temevo per la Cedolins, che non è mai stata tra le mie soprano preferite e non mi sembrava perfetta per la parte, ma sarà forse perchè non mi aspettavo una riuscita così valida che ho dato un voto così buono.

Alla fine sono un po' dispiaciuto di non aver preso i biglietti via internet questa volta. Vabbè, mi rifarò con l'Alcina.
Ciao